La Dieta mediterranea non è solo un modello alimentare, ma uno stile di vita, che rispecchia la cultura e la tradizione gastronomica italiana. Inserita dall’Unesco nel Patrimonio culturale immateriale dell’umanità nel 2010, è il simbolo dello stretto legame tra cultura e pratiche alimentari tradizionali. In questo senso anche la ricerca scientifica ha mosso passi da gigante, confermando quelle che per un certo periodo sono state solo delle ipotesi.
Se ne è parlato anche durante il congresso di Euro-Toques Italia a Paestum (Sa), nell’ambito del convegno “Dieta mediterranea e ruolo dei cuochi per la salute e la sicurezza alimentare”. Qui è emersa l’importanza dell’educazione alimentare, che parte anche dai cuochi e da ciò che servono sulle nostre tavole. Ciascuno di noi è però responsabile per se stesso e per questo è fondamentale essere consapevoli che una sana alimentazione è la chiave per il benessere, e che lo conferma anche la scienza.
«Una delle novità nel campo della ricerca scientifica – spiega Ettore Novellino (nella foto), docente di Chimica farmaceutica all’università di Napoli – è quella di individuare quali alimenti possano avere delle proprietà terapeutiche. In genere si parte da quelli che sono antichi proverbi, osservazioni consolidate nel tempo, e poi si tenta di dare scientificità e prove cliniche a quello che i proverbi dicono. La Dieta mediterranea si presta proprio a questo perché utilizza molti alimenti vegetali, riduce l’apporto delle carni e quindi oltre a un contenuto più bilanciato dal punto di vista nutrizionale, permette di sperimentare. D’altra parte è noto che nel Cilento, dove si è sviluppata, c’era un dato di fatto inconfutabile: la gente viveva più a lungo rispetto alla media nazionale e aveva molte meno patologie cardiovascolari».
Sempre in occasione del congresso di Paestum è stata posta l’attenzione su una disciplina emergente: la nutraceutica, ovvero la medicina da somministrare a chi è sano.
«La nutraceutica è una nuova disciplina, nata una decina di anni fa – continua Novellino – che coniuga gli aspetti salutistici dei nutrienti (Nutra) con la possibilità di un effetto salutistico, come i farmaci (Ceutica). Alla facoltà di Farmacia di Napoli stiamo sperimentando proprio questo e stiamo ottenendo dei risultati. Per esempio partendo dalla frase “una mela al giorno toglie il medico di torno” abbiamo voluto indagare, applicando le metodiche di ricerca e sviluppo dei farmaci, le componenti o i microcomponenti della mela, per capire se potesse dare davvero una maggiore salubrità, soprattutto per le malattie dismetaboliche».
«Abbiamo visto che l’estratto del fitocomplesso – l’insieme dei principi attivi ndr. – della mela Annurca riesce ad abbassare i livelli di colesterolo e non in maniera poco significativa, ma alla pari di come lo abbassano le statine, ovvero i farmaci utilizzarti in questo tipo di terapia. Quindi soprattutto nelle persone in cui il colesterolo comincia ad aumentare, sia a causa di stili alimentari non corretti sia per problemi su base genetica, almeno fino a che il colesterolo non raggiunge livelli pericolosi, il fitocomplesso della mela può essere una valida alternativa alle statine; in questo modo si evitano gli effetti collaterali legati alle statine, e si genera risparmio per il Servizio sanitario nazionale».