Il cuoco dell’Erba del Re di Modena è arrivato a Roma con una valigia di delizie per l’atteso appuntamento conviviale con il pubblico romano
Luca Marchini, cuoco stellato de L’Erba del Re (e membro di Euro-Toques, l’associazione europea dei cuochi) è arrivato da Modena con una valigia di delizie per l’atteso appuntamento conviviale con il pubblico romano di Vinòforum, la kermesse appena conclusa nel parco di Tor di Quinto e che ogni sera ha registrato il tutto esaurito. L’evento, nello stand del pastificio La Molisana, è stato organizzato da Churchill 1795, l’azienda britannica da oltre 200 anni specializzata nella produzione di stoviglie per la ristorazione. È stata anche partner della manifestazione e con i suoi piatti e accessori per la tavola ha fornito la mise en place per gli appuntamenti più golosi.
Luca Marchini ha conquistato Vinòforum
Marchini, aretino di nascita, ma da sempre integrato nella vita e nella cultura modenese, sa interpretare gli ingredienti di una cucina di tradizione con fantasia secondo i suoi principi: valorizzazione e rispetto della materia, trattata con mano delicata e trasformata in piatti equilibrati. Il suo ristorante aperto nel 2003 in un palazzo d’epoca di una delle più belle piazze storiche della città emiliana è un vero e proprio laboratorio di idee.
E per Vinòforum e per i winelovers che ogni anno affollano gli stand nel verde del Parco ha creato un menu intrigante e gustoso.
Eccolo: Succo marino, cubetto all’acqua di scalogno, pesce marinato e panna acida, Quadrotto al succo di datterini, biscotto al Parmigiano reggiano Dop e polvere di basilico, il “Puntinismo maggiore”, panna cotta al parmigiano reggiano, ricotta, amarene brusche, sale Maldon, estratto di erbe e chips dolci di pasta La Molisana leggermente affumicate.
Abbinati ai piatti i vini delle Cantine piemontesi Damilano.
La sua cucina: un linguaggio e una vocazione
Difficile definire la cucina di questo cuoco, che si definisce anche “artigiano e imprenditore che ha scelto di modellare il cibo”. E prima ancora che il gusto e l’armonia degli accostamenti anche in questa occasione ha stupito la bellezza delle forme e l’equilibrio cromatico degli ingredienti. Da sempre considera la sua cucina un linguaggio e una vocazione, in cui esplora e sperimenta senza confini con attenzione all’armonia dei sapori.
«Ogni elemento del piatto – dice – ha un’identità riconoscibile, a servizio degli altri ingredienti e l’impegno di ogni boccone è di restituire al palato la varietà di sapori in un insieme armonico e calibrato». Non a caso da bambino voleva fare l’inventore, ma poi, osservando la madre, comprese che i suoi strumenti di creazione si trovavano in cucina. Il piacere del cibo che sentiva di volere condividere con gli altri è così diventato il suo mestiere. Scontati gli applausi a fine cena e apprezzamento per la breve trasferta romana del cuoco aretino che ha promesso di tornare appena possibile nella Capitale.