Non c’è pezzo di Sicilia che non racconti storia e cultura, passate ma mai superate, che ancora oggi influenzano piatti come quelli dello stellato del Principe Cerami di Taormina (Me). Massimo Mantarro, che è stato ambasciatore del Regno delle due Sicilie per la cena di gala dell’11ª edizione del Premio Italia a Tavola, si è rivestito ancora una volta del ruolo di rappresentante storico di pietanze e ricette fatte di tradizione, preziose e da rivalutare.
Com’è uso e costume nella cucina di Mantarro, si comincia dal comprendere il contesto: banchetti prestigiosi, convivi, arazzi e tendaggi, questi i tratti caratterizzanti dell’epoca. Vivande elaborate e profumatissime, che esprimevano teatralità. Sulla scorta di ciò, nel rispetto di una cucina siciliana eterogena e identitaria, espressione di vicende e culture che si sono susseguite nel corso dei secoli, il cuoco socio Euro-Toques ha proposto una fusione di elementi che narrano e raccontano.
Il Maialino, limone interdonato e cime di rapa. La purea è ricavata da cime di rapa e una secentesca glassatura che sa di terra siciliana a base di limoni e un fondo bruno, esaltato e ripreso storicamente dalla cuisinier francois che ne testimoniano le origini.
Consapevole dell’arte insita nel mondo culinario e ispirato a tutto ciò che poeti, scrittori e artisti hanno trasmesso dal periodo Rinascimentale al Barocco, i più innovativi e moderni secoli della storia, lo chef decide di riproporre un ingrediente base, ricercato e protagonista delle ataviche tavole.