Enrico Derflingher, presidente di Euro-Toques Italia e International, è stato per tre anni cuoco personale dei reali inglesi e racconta come il figlio della Regina Elisabetta abbia portato un nuovo modo di intendere il cibo
di Gianluca Pirovano
Il Principe Carlo, con la morte della madre, la Regina Elisabetta, è diventato Carlo III, il re più anziano a salire al trono britannico, a 73 anni. Una corona che è un peso e un’eredità enorme da gestire: e non sono pochi quelli che hanno sollevato perplessità sulla capacità di Carlo di garantire il futuro e la stabilità della monarchia. Carlo però, nonostante la scarsa fama di cui gode, è per certi aspetti un precursore, anche a livello internazionale. Lo è stato soprattutto per quanto riguarda l’ambiente, sua grande passione, tanto da aver trasformato Highrove, la sua residenza di campagna, in un’oasi di biodiversità.
Lo è stato anche per quanto riguarda il cibo, portando una vera e propria rivoluzione nelle abitudini della Casa Reale, come ci racconta Enrico Derflingher, presidente di Euro-Toques Italia e International, per tre anni, sul finire degli anni Novanta, cuoco personale della Corona.
Il primo cuoco italiano tra i Reali inglesi
«Carlo è stata la persona che più di tutte mi ha voluto a lavorare per la Casa Reale – ha raccontato Derflingher – Abitavo a Kensington Palace, dove viveva anche lui, che ha voluto un cuoco italiano dopo 800 anni di cuochi inglesi e francesi. Mai un italiano aveva lavorato per i Windsor, in nessun ambito».
Una scelta che altro non è che una conferma dell’amore di Re Carlo per il Belpaese, per i suoi luoghi, ma anche per i suoi prodotti. «Con lui nelle cucine reali è arrivato per la prima volta l’olio extravergine d’oliva, al posto del tradizionale burro – ha aggiunto Derflingher – Ma anche vino e altri prodotti italiani. Quando lavoravo a Londra tornavo spesso in Italia con lui, per visitare le cantine, soprattutto in Toscana. Un legame forte con il nostro Paese che conserva e porta avanti ancora oggi. Carlo ha portato una vera e propria svolta, andando oltre alla cucina tradizionale inglese, spesso pesante. A lui piacciono molto le paste ripiene, mentre Diana preferiva la pasta di semola di grano duro».
Biologico e Km0
Detto dell’amore per i prodotti italiani, il nuovo Re è però altrettanto legato alla sua terra e, anche in questo caso, è stato precursore dell’approccio biologico e della valorizzazione del Km0. «Già trent’anni fa Carlo era molto attento a questo aspetto – ha evidenziato Derflingher – Coltivava frutta e verdura biologica nei suoi orti e in tempi in cui nessuno ne parlava, era già particolarmente attento agli aspetti della salvaguardia del Pianeta e aveva una visione green, per cui veniva persino preso in giro, ma aveva ragione lui. È stato un anticipatore».