Una nuova sede (sempre milanese) per il ristorante stella Michelin del socio Euro-Toques Gaetano “Tano” Simonato. Dalla location precedente, sul Naviglio, si trasferisce in via Petrarca 4, traversa di via Vincenzo Monti, più spostato quindi verso il centro città. Ma, arrivato ormai ai 64 anni, come mai Tano ha deciso di spostarsi?
«Potrei dire per il posto più bello, per la zona migliore, perché è una delle idee matte che ha un 64enne». Ma niente di tutto questo sarebbe sufficiente. La verità è che Tano l’ha fatto «per passione». Come rivela in un’intervista a Italia a Tavola: «Mi sono divertito a fare questo nuovo locale solo per passione. Ho 64 anni, non ho mai smesso di innamorarmi di quello che faccio. E non smetterò mai di farlo. Spero di morire con un piatto in mano, questo è quello che mi interessa. Tutto il resto…», verrebbe da dire “è noia”, come il Califfo insegna… invece no: «Tutto il resto… Cazzate!». Perché Tano è così. «Dico parolacce, è il mio bello ed il mio brutto insieme. Fa un po’ il personaggio. C’è chi lo accetta e chi no… Ma non posso piacere a tutti».
All’ingresso due cordoni rossi, un piccolo atrio, poi via verso la sala, per l’occasione spoglia, per accogliere tutti gli ospiti che in piedi durante la serata hanno brindato, assaggiando qualche amuse bouche dello chef (andate letteralmente a ruba!). Al piano di sotto la cantina. Tano presenta il suo “nuovo” ristorante con accanto il suo secondo Stefano Ceriani e la compagna di vita Nadia Zoetti.
«Bisogna portare pazienza, io posso consigliarlo, ma alla fine la scelta è sua, ed eccoci qui», commenta lei, donna “rassegnata ai suoi guai”, parafrasando una nota canzone di Ligabue, ma comunque sempre pronta a sostenere lo chef. «Se mi avessero chiesto com’è lavorare con Tano, avrei fatto santo subito chi ha inventato l’Oki», scherza Stefano, spalla di Tano da diversi anni. «Sono spesso fuori – risponde Tano – se non ci fosse Stefano qui andrebbe tutto a rotoli».
Ma, dopo aver conosciuto le “spalle” di Tano, torniamo al nuovo locale e ad una collaborazione nata prima dell’inaugurazione, che nel nuovo spazio lascia il segno. È quella con Davide Foschi, contemporaneo artista metateista. Il metateimo, per chi non lo sapesse e in base a ciò che dice il rispettivo manifesto di questa corrente, vuole rendere migliore ciò che è già, vuole «riportare quel senso di meraviglia che la società di oggi ci ha tolto». Tano si è rivisto in questo spirito, «mi ci rivedo perché io faccio la stessa cosa con l’olio extravergine, ad esempio nella pasticceria». E lascia carta bianca all’artista per le pareti del locale, ora “pagine bianche” per l’espressione dell’artista.
Chi andrà a salutare Tano – o a conoscerlo per la prima volta – non dovrà preoccuparsi: lo chef stella Michelin rimane fedele alla filosofia rivoluzionaria che l’ha contraddistinto in questi anni: una cucina leggera e sana, che valorizza gli ingredienti nel piatto attraverso cotture delicate e l’assenza di burro. Il menu sì, subisce un restyling, ma non sono stati dimenticati i piatti che meglio rappresentano lo chef, come l’Uovo di quaglia caramellato su mousse di tonno con bottarga e crudo di tonno marinato o i Tagliolini con bottarga di uovo di gallina.
Il nuovo spazio comprende due sale con 38 coperti, può ospitare board meeting e pranzi aziendali. Bordeaux e oro continuano ad essere dominanti negli spazi, solo rivisitati in chiave più moderna, accanto alle opere, appunto, di Foschi.